Federica ha 29 anni, abita in barca, è ormeggiata a Cagliari e in questi giorni di quarantena è confinata nei suoi 9 metri vista mare.
Federica, ci racconti come si vive la quarantena a casa, quando la casa è una barca?
Devo ammettere che sono fortunata, in questo momento qui è ancora più bello perché non c’è nessuno in giro. D’altra parte ho scelto di andare a vivere in barca proprio per abitare uno spazio lontano dalla vita frenetica e stare in mezzo alla natura. Ora posso apprezzare ancora di più questi elementi. Non si sentono le auto dalla strada, non ci sono cantieri, non ci sono persone. Sento solo il rumore delle onde e degli uccellini che vengono tranquilli a picchiettare in coperta. Ci sono anche più pesci.
Hai dei vicini di barca?
Nel marina dove sto io ci sono altre 5 o 6 barche abitate, e qualcun altro c’è nei marina vicini. In tempi normali siamo una piccola comunità, ma al momento ovviamente non ci frequentiamo.
Potete navigare?
Ora purtroppo no, facciamo vita di porto e ci godiamo il sole in coperta.

Ok, veniamo alla tua decisione di vivere in barca. Che cosa ti ha fatto maturare questa scelta?
Più che una scelta ragionata è stato un colpo di testa. Abitavo a casa con i miei genitori, in una villetta a due piani con giardino, non sapevo nulla di navigazione e non immaginavo nemmeno che ci fosse la possibilità di abitare in barca. Un giorno stavo chiacchierando con un amico velista, confrontandomi sulla scelta di andare a vivere da sola. Sono musicista e fotografa, e cercavo un luogo riservato che mi permettesse di dedicarmi alle mie arti. Tra un discorso e l’altro mi buttò lì la frase: perché non vai a vivere in barca? Mi innamorai di quell’idea e iniziai a cercare la barca giusta per me.
Ci sei andata subito a vivere da sola?
Sì certo. Era agosto 2018, avevo i miei lavori ed ero ormai grande quindi l’idea di andare a vivere da sola non era strana. Dopo due settimane da quell’incontro illuminante, avevo la mia Kairos. Ti confesso che, prima di traslocare, credevo di essere un po’ viziata e che, almeno all’inizio, ne avrei risentito. Invece non è successo, è andata bene fin da subito. Ricordo che la mia prima notte in barca ho dormito come non succedeva da tanto. In poco tempo mi sono sentita rinata, ho capito che cosa stavo cercando e ho trovato risposte a tante domande che mi facevo.

Che lavoro fai?
Faccio ancora sia la musicista che la fotografa; ho uno studio fotografico che continuo a gestire. Con il tempo però anche la mia vita lavorativa è stata influenzata dal mare. Intanto ho imparato ad andare in barca e a fare la marinaia, anche se c’è sempre da imparare. Come fotografa mi capita spesso di lavorare per le coppie e ho iniziato a trasferire la mia attività in barca: racconto storie d’amore sul mare e per me è lo sfondo perfetto.
Cos’altro ha portato il mare?
Grazie al mare ho conosciuto Stefano, che poi è diventato mio marito. Lui viveva già in barca e abbiamo deciso di vivere insieme, sulla sua. Così si è aperta una nuova possibilità. Proporre la mia Kairos come boat and breakfast.

Boat and breakfast, cioè?
Come un bed and breakfast, però sull’acqua. Per noi non è solo una nuova fonte di guadagno, ma un’occasione per condividere quello che abbiamo imparato. Vorrei che tutti sapessero che esistono delle alternative, che si può vivere con meno cose, meno spazio, a contatto con la natura. Ci piace farci promotori di questo stile di vita. E siamo felici di notare che i nostri ospiti ci scelgono non solo per la zona e la cultura del luogo, ma proprio perché vogliono farsi raccontare come viviamo e come siamo arrivati a questo equilibrio.
Dimmi almeno una cosa che ti manca della vita precedente.
Mi sforzo di pensarci, ma non ce l’ho. Non ho mai cercato i comfort, nonostante arrivassi da una vita comoda. Mi è sempre piaciuto arrangiarmi, ho viaggiato molto da sola e fa parte della mia indole sapermi arrangiare ovunque, qualsiasi luogo era la mia casa.

I tuoi genitori come hanno reagito?
Ovviamente mi hanno detto che ero fuori di testa. La mia è una famiglia molto all’antica, stile anni ‘50. Non potevo pensare che approvassero, gliel’ho detto a barca comprata. Ho attenuato l’impatto dicendo che sarebbe stata anche un’occasione di lavoro, per addolcire la pillola. Però devo dire che non si sono arrabbiati e ormai ci hanno fatto l’abitudine. Ogni tanto mi vengono a trovare e una volta sono riuscita a invitarli a pranzo. Ci siamo stati tutti comodamente e perfino mia mamma, che è un’ottima cuoca, si è stupita di come con un fornello fossi riuscita a preparare un delizioso pranzo coi fiocchi.
Com’è la barca in cui vivete ora?
Molto simile alla mia, sempre un 9 metri di fine anni ‘70, in cui il legno la fa da padrone. Il motivo per cui abbiamo scelto la barca di Stefano è che ha due cuccette a poppa più vivibili. Abbiamo quindi una cabina per noi e una diventerà la cameretta della nostra Marisol.
La famiglia si allarga, congratulazioni!
Anche questa è una decisione dettata dal cuore, senza troppi ragionamenti. Siamo felici della nostra vita e vogliamo che questa creatura nasca e cresca con i principi che abbiamo scelto. Siamo convinti che la vita in barca a vela sia una vita molto sana, che permette di crescere a contatto con la natura, non solo intesa come mare e animali, ma anche con i suoi ritmi e cicli. In barca siamo molto legati a quello che avviene all’esterno: il sorgere e tramontare del sole e il meteo scandiscono le giornate. Essere in sintonia con l’ambiente secondo noi è un ingrediente fondamentale per una vita serena.

Sono felice di averti conosciuta proprio in questo periodo un po’ cupo, il vostro approccio trasmette entusiasmo.
Ci rendiamo conto che nonostante dobbiamo stare chiusi in “casa” , siamo nella natura e all’aria aperta. Leggendo le notizie capiamo che molte persone fanno fatica a stare nelle loro case e spesso sono infelici. Quando ci si potrà di nuovo muovere noi consigliamo a tutti di fare un’esperienza in barca per ritrovare sintonia con la natura e con se stessi. In barca si capisce che le vere esigenze sono poche. Per noi è un modo per ricominciare, non da capo, ma da sé stessi.
Tutte le immagini di questo articolo sono di Federica, che ringrazio e spero di conoscere un giorno navigando nella bellissima Sardegna.