Rumore di mare è un podcast che racconta la vita di Bernard Moitessier, produzione indipendente a firma di Fabio Berio.
Fabio è skipper e fondatore dell’associazione sportiva Mainè, nonché dottore di ricerca in Storia, specializzato in Storia della mobilità (e amico immaginario di Bernard Moitessier).
Fabio, con Rumore di mare sei riuscito nella magia di mettere insieme il mare, la vela, la storia, e trasformare tutto in un racconto che lascia con il fiato sospeso fino all’episodio successivo. Da dove arriva questo progetto?
Sono un grande amatore del mondo dei podcast e sognavo da tempo di poterne fare parte. Subisco da sempre il fascino delle storie, forse perché mio papà me ne ha raccontate tantissime. Mi addormentavo sempre con la sua voce che raccontava storie, avventure di mare, i viaggi di Ulisse. Il racconto orale è in assoluto la forma più antica di comunicazione; mi piace l’idea di inserirmi in questa narrazione e restituire parte di quanto ho ricevuto. Quindi, la voglia di progettare un podcast c’era da tempo, ma di cosa volessi veramente parlare è stata un’idea concretizzata l’anno scorso, poco prima del lockdown.
In un periodo di estrema chiusura e di restrizione delle libertà individuali, hai scelto di raccontare una delle storie dove la ricerca della libertà è portata all’estremo.
È stata una casualità, ma molto significativa. All’inizio pensavo di sviluppare questo progetto con il formato più classico, una puntata una storia. Avevo in mente una lista di navigatori interessanti di cui parlare, e ho scelto di iniziare con Bernard Moitessier uno di quelli che conoscevo meglio e di cui avevo tutti i libri a portata di mano.

Ho cominciato a lavorarci a fine febbraio del 2020, e subito dopo è stata dichiarata la pandemia, che ho passato da solo. Mi sono immerso nei suoi libri e nelle ricerche e ho iniziato a scrivere, scoprendo presto che Moitessier avrebbe avuto bisogno di molto più che un episodio per essere raccontato bene. Così ho dato una forma monografica al racconto e mi sono lasciato trasportare. È stata un’avventura incredibile.
In quelle settimane di reclusione come te la sei cavata in compagnia di Moitessier?
In quella fase di ricerca e scrittura, sviluppate in completa solitudine, continuando a leggere e scrivere di lui, è successo forse quello che capita a uno scrittore quando ha dei personaggi che deve far muovere in una storia. Moitessier ha iniziato ad abitare i miei pensieri. Non quello vero, ma il mio personaggio, quello che avevo in testa. È stato un rapporto conflittuale e in certi momenti l’ho detestato, perché è entrato in relazione con delle parti di me che non conoscevo. Ho trovato in lui molte cose che erano anche mie e ho fatto i conti con alcune paure e aspirazioni che non pensavo di avere nascoste.
Quale aspetto del personaggio Moitessier hai sentito più vicino a te?
Nella prima puntata del podcast racconto la sua infanzia in Indocina, dove ha fatto esperienza di incredibile libertà: non gli erano imposti limiti di orari nelle sue avventure, correva a piedi nudi nella foresta, navigava con gli amici sulle piroghe. In qualche modo ho fatto anch’io esperienza di quel tipo di libertà nel giardino dei nonni durante la mia infanzia. Sono nato a Imperia, tutta la famiglia di mio padre è ligure. Anche se dall’età scolare ho vissuto a Milano i miei genitori mi affidavano spesso ai nonni. Ne ero sempre felicissimo, perché il grande giardino di casa loro era per me il paradiso: potevo giocare senza regole, perdermi e assaporare una grande sensazione di libertà.

Anche se in ambienti molto diversi, credo che entrambi ci siamo affezionati a un’idea di libertà che nella vita adulta non si può ritrovare, quella libertà che Bernard chiama “sconfinata” appartiene solo alle infanzie fortunate come la nostra. È possibile riacciuffarla ogni tanto, ma solo per momenti relativamente brevi. Per il resto, bisogna imparare a trovare la propria libertà dentro a dei confini.
Per molto tempo, sia io che Bernard, abbiamo dedicato molte energie alla ricerca di una libertà difficilmente afferrabile. Ognuno ha poi trovato il proprio modo di superare questa fase, ma per un periodo forse abbiamo condiviso questa frustrazione. La libertà è un’idea complessa, ognuno ha la sua e ogni versione è legittima, non ce n’è una giusta e una sbagliata, ma la libertà sconfinata è un’invenzione. Da adulti la libertà ha sempre un costo.
Quale lato invece hai sentito molto distante?
C’è soprattutto un aspetto che trovo intollerabile: è uno scroccone sfacciato. È riuscito a farsi regalare qualsiasi cosa, da chiunque, in qualsiasi occasione. Questa caratteristica la detesto, ma forse un po’ la invidio.

Devo anche dire che gran parte delle fonti a disposizione sono i suoi libri o quelli dei suoi amici, e quindi offrono uno sguardo parziale. François, che è stata sua moglie, restituisce una descrizione più complessa di Bernard, lasciando emergere anche il suo lato egoista e insicuro. È un parte detestabile e mi secca ammettere che, a mio modo, mi riconosco anche in questa.
Il podcast non è il tuo lavoro (per ora). Nella quotidianità come convivono vita di terra e vita di mare?
Ho passato molto tempo alla ricerca di un modo per guadagnarmi da vivere con le cose che mi appassionano e l’equilibrio perfetto ancora non l’ho trovato. Da una parte c’è l’amore per la vela, nato da bambino, quando durante i corsi sugli optimist: approfittavo delle distrazioni dell’istruttore per uscire dal porto. Mi ricordo benissimo quelle planate sull’onda lunga, da solo, con la prua verso l’orizzonte. Credo che sia stato lì che è iniziato tutto: quando ho scoperto che da solo su una barca ero felice, è scattato l’amore vero. Questo amore poi ha avuto momenti di frequentazione più intensi ed altri meno, ma alla fine mi ha portato a voler navigare davvero, studiare, percorrere più miglia possibili, in Mediterraneo e in Oceano.

Dall’altra parte gli studi mi hanno portato alla laurea in storia e al dottorato di ricerca all’Università di Milano. Amo tantissimo la ricerca e la didattica legata alla storia. Mi piace studiare, capire come si viveva nel passato: non la storia classica, quella dei grandi eventi e dei potenti, ma la storia della popolazione, la vita quotidiana. Il lavoro accademico mi piaceva tanto, ma per continuare occorre inserirsi in certe dinamiche in cui sono sempre stato scomodo.
Alla fine del dottorato ho discusso la tesi e dieci giorni dopo ho fondato l’associazione sportiva Mainé – che significa marinai, in ligure – con l’ambizione di contribuire a diffondere la cultura marina: oltre ai corsi e alle vacanze-scuola, collaboro a progetti di carattere sociale con comunità che si occupano di minori e associazioni che vogliono portare in mare anche persone con disabilità.
Ho continuato a collaborare anche con l’Università degli studi di Milano tenendo dei seminari e aiutando agli esami, ma nell’università pubblica, se non sei presente con costanza, il lavoro sparisce.
Intravedi una soluzione per combinare scuola vela e lavoro accademico?
Sento di essermi un po’ auto-sabotato eliminando l’insegnamento della storia dalla mia vita. Con il senno di poi, credo di essere stato troppo brusco e sto tentando di aumentare il lavoro “terricolo”. Per questo ho accolto con entusiasmo una proposta dell’Istituto Europeo del Design, dove promuovo e seguo progetti di divulgazione storica, e tengo un corso di Storia delle migrazioni e un corso di Storia della mobilità.

La ricerca della libertà – entro i confini della vita adulta – continua. Ci consigli un libro e un podcast che possono accompagnare in questa ricerca che appartiene un po’ a tutti?
Joshua Slocum è il capostipite delle navigazioni oceaniche dell’età contemporanea: alla fine dell’800 ha fatto il primo giro del mondo a tappe in solitaria e l’ha raccontato nel suo Solo, intorno al mondo. Lì c’è il germe che ha dato vita a tutti i Moitessier.
Tra tantissimi podcast propongo le vicende raccontate da Matteo Caccia in Oltre il confine. È la storia di Karim Franceschi, partito dall’Italia come volontario per andare a combattere l’Isis in Siria. Non parla di mare, ma è un’incredibile storia di libertà.
Le immagini di questo articolo sono di Fabio Berio che ringrazio per aver condiviso viaggi esteriori e interiori. Buon vento.