Seacale II è una barca del 1968 che con il suo primo proprietario ha navigato i mari di tutto il mondo per nove anni. Ora è diventata la barca – e la casa – di Federica e Marco, che nel 2019 sono partiti dalla Sardegna verso Ovest e contano di portare Seacale II a navigare ancora per molto, molto tempo.
Federica, mi racconti chi eri e cosa facevi prima di mollare tutto e vivere in barca?
Ero ossessionata dal lavoro. Dopo essermi laureata a Cagliari in scienze politiche iniziai subito a lavorare, prima all’interno della mia stessa facoltà e poi in uno studio legale come segretaria. Vinsi poi un concorso nella pubblica amministrazione e per un periodo feci entrambi i lavori. Le ore che passavo in ufficio erano davvero esagerate.
Dopo anni così avvertivo il bisogno di ritrovare una dimensione più umana. Decisi di cercare un lavoro part time e lo trovai in uno studio medico. Dopo tutto quell’affanno sembrava che avessi finalmente trovato la soluzione perfetta, ma nel frattempo successe che e ri-trovai Marco.
In che senso vi siete ri-trovati?
Marco è stato il mio professore di matematica al liceo. Già all’epoca ero segretamente innamorata di lui, ma ovviamente lo tenni per me. Dopo tanti anni mi venne l’idea di cercarlo su Facebook. Al primo tentativo scrissi a un omonimo che non mi rispose mai.

Ci riprovai l’anno dopo ed ebbi più fortuna: scrissi al Marco giusto e mi rispose, cominciammo a vederci e conoscerci meglio. Dopo un po’ di mesi di frequentazione mi disse: quest’estate vado in Corsica in barca, vuoi venire? Accettai e quello fu davvero l’inizio.
L’inizio di cosa?
Di una nuova Federica. Prima ero una nottambula, amavo uscire tutti i fine settimana in discoteca: vestiti, tacchi, trucco&parrucco. Durante quella vacanza sperimentai per la prima volta la possibilità di una vita più semplice e mi piacque, sentii che lì era nascosta la vera me. Ora vivo scalza, in costume, uso sempre le stesse cose finché non si consumano. Non so da quanto non mi trucco…

Avevo anche scoperto che mi piaceva conoscere posti nuovi, fare nuove esperienze. Sono isolana e ho sempre amato il mare; dopo quell’esperienza si aggiunse anche la voglia di viaggiare, alimentata dal desiderio di Marco di navigare di più. A rientro abbiamo iniziato a fantasticare sui luoghi che ci sarebbe piaciuto vedere e vivere.
Marco, tu quando hai iniziato a navigare?
La passione me l’ha passata mio padre: non era velista ma appassionato di pesca e quando non c’era la scuola eravamo sempre al mare. All’inizio andavo a pescare con barchette a motore, poi ho sperimentato la vela viaggiando con degli amici e ho pensato che potesse essere una buona soluzione anche per me, almeno per risparmiare sulla benzina. Ho iniziato così, con una barca per pescare, poi sono passato a una per navigare e ora a una per viverci.
Come avete trovato la vostra barca-casa?
Quando il sogno di partire e viaggiare non era più solo una fantasia ma si stava trasformando in un progetto, Marco iniziò a leggere decine di annunci di barche in vendita e selezionare quelle che avrebbero potuto fare al caso nostro: solide per lunghe navigazioni e comode per vivere.

L’abbiamo trovata nel 2017, in Galles. Seacale II è una barca del ‘68 e noi siamo i suoi terzi proprietari. Chi ce l’ha venduta ci ha raccontato che il primo armatore era uno scienziato inglese che con lei ha navigato in giro per il mondo per 9 anni. Oltre a darci la conferma che fosse adatta al tipo di vita che volevamo, ci piaceva l’idea di poter far tornare a viaggiare una barca con uno spirito libero. Io con la barca parlo, è parte dell’equipaggio, è di famiglia.
Dal Galles alla Sardegna è un bel primo viaggio.
Siamo partiti dal Galles di venerdì 17 luglio del 2017, di sicuro non siamo marinai superstiziosi. Ci abbiamo impiegato due estati, spezzando il viaggio per gli impegni di lavoro che ancora avevamo. Il primo anno abbiamo navigato fino a Huelva – città al sud della Spagna, ancora in Oceano Atlantico – e dopo averla messa in secco siamo rientrati per l’ultimo anno di lavoro. L’estate successiva abbiamo passato lo stretto di Gibilterra e navigato tutto il Mediterraneo per portarla in Sardegna.
Abbiamo fatto questo viaggio con calma, sperimentando quella che poteva essere la nostra nuova vita. Una sorta di prova generale per vedere come ce la saremmo cavata a navigare e vivere in barca a lungo. Non avevamo mai navigato in Atlantico ed era la prima volta che dovevamo tener conto delle forti correnti e maree di quella zona. Ma l’abbiamo affrontata con serenità e spirito di avventura, anche nei momenti più difficili ci siamo sempre sentiti nel posto giusto.

Dopo la prova generale e i lavori in barca, siete partiti per realizzare il vostro sogno. Che rotta avete in mente?
Nel 2019 Marco è andato in pensione, io mi ero già licenziata e il 15 settembre siamo finalmente partiti per la nostra avventura. Abbiamo di nuovo attraversato il Mediterraneo e dopo aver visitato le Canarie ci eravamo messi comodi a Gran Canaria per sistemare le ultime cose e aspettare l’inverno per fare rotta verso i Caraibi. Poi si è messa di mezzo la pandemia e siamo ancora qui. Ora incrociamo le dita per attraversare l’Atlantico verso la fine di quest’anno. Non abbiamo un programma definito per il futuro, passeremo del tempo ai Caraibi, ma non abbiamo deciso quanto. L’obiettivo a lungo termine è passare nel Pacifico e arrivare in Polinesia.
Come fate a sostenere questa vita?
Viviamo della pensione di Marco e siamo degli attenti risparmiatori. La precedenza va alla barca: manutenzione e sicurezza della nostra casa sono le spese principali. Quello che resta lo facciamo bastare scegliendo i posti più economici per ormeggiare (qui ora paghiamo € 160 al mese con luce e acqua). Cuciniamo quasi sempre a casa, compriamo solo quello che ci serve, senza sprechi. Non abbiamo una vita che necessita di vestiti nuovi o tante scarpe, non abbiamo un’auto.

In Sardegna avete ancora una base o avete mollato tutto?
Non abbiamo più niente. Marco viveva in affitto, io nella casa di famiglia. Abbiamo venduto molte cose, altre le abbiamo regalate. Siamo partiti con il poco che ci serviva e non abbiamo più nulla a terra, tutti i nostri averi sono qui in barca con noi.
Quali sono i lati negativi di questo stile di vita?
Non lo definirei lato negativo, ma di sicuro la vita che facciamo è lontana dallo stile “sempre in vacanza” che immaginano gli amici a terra. C’è sempre qualche lavoro da finire, un problema da risolvere, qualche miglioria da fare.
Con il tempo cambia anche la percezione dell’esterno. In barca non puoi arrivare, chiudere la porta e stare tranquilla al sicuro. Abitando per mare si sviluppa una sorta di radar che rimane sempre acceso: capita spesso di alzarsi di notte, controllare l’ancora, sistemare l’ormeggio. Comunque, anche quando dormo poco, mi basta aprire gli occhi sul mare per essere felice e grata della vita che sto facendo.

Il cambiamento esterno ne ha portato uno anche interno?
Sì, inevitabilmente. Nella mia vita casa-ufficio ero sempre alla ricerca di qualcosa che non trovavo. Ora possiedo meno cose, frequento meno persone, ma ho trovato pace e serenità. Mi piacerebbe iniziare a condividere quello che ho imparato e il percorso che ho fatto con le persone che mi chiedono consigli. Credo che in tanti avvertano la necessità di un cambiamento, di vivere più lentamente, a contatto con la natura. Vorrei che sapessero che si può cambiare; non tutti devono e vogliono per forza mollare tutto, ma si può vivere con meno fronzoli e bastano meno soldi. Vorrei dire loro di non sentirsi soli o pazzi, si può fare.
Qualcuno ti ha dato della pazza?
Per fortuna la mia famiglia mi ha capita. I miei genitori temono il mare e si preoccupano, ma sono felici perché mi vedono serena. Non tutti gli amici invece hanno capito, qualcuno mi ha dato qualche buon consiglio, altri invece si sono limitati a giudicare le mie scelte. È servito a tagliare delle relazioni che evidentemente non andavano bene per me. Alla fine credo che della propria vita ognuno debba fare il meglio che può, cercando la propria felicità e provando a realizzare i propri sogni.
Allora appuntamento al prossimo anno, con la seconda parte della storia, dai Caraibi.
[Per qualsiasi domanda puoi contattare Federica su Facebook o Instagram.]
Le foto di questo articolo sono di proprietà di Federica e Marco che ringrazio per la voglia di raccontarsi e per la lunga telefonata che ha interrotto la loro colazione in pozzetto. Buon vento verso i Caraibi e oltre.