La Barcolana è l’unica manifestazione velica che conoscevo fino a qualche anno fa, prima di aver messo piede su una barca. Famosa in Italia e all’estero, nella sua cinquantesima edizione, ha radunato 2689 barche, diventando la regata con più iscritti al mondo.
Ci sono tante interpretazioni di questa regata; nelle prime righe trovi le informazioni ufficiali, sotto invece trovi quello a cui ho assistito io, con il mio sguardo di neofita inesperta e… allibita.
Che cos’è la Barcolana, risposta ufficiale
La Barcolana è una regata che si tiene nel Golfo di Trieste ogni anno, la seconda domenica di ottobre. Si svolge lungo un percorso di circa 15 miglia (più o meno 30 km). La partenza è su una linea che collega il Castello di Miramare al Faro della Vittoria. Si naviga lungo i lati di un quadrilatero immaginario che ha come vertici le boe e si rientra in porto passando davanti alla spettacolare Piazza Unità d’Italia.
È considerata una regata facile e veloce, nulla a che vedere con la sofferenza delle lunghe distanze. In questa cinquantesima edizione la prima barca ha tagliato il traguardo dopo 57 minuti, l’ultima dopo 7 ore e qualcosa. In mezzo c’ero anch’io, imbarcata su una teiera volante – Flying Teapot II – al traguardo dopo circa 4 ore.
Chi partecipa alla Barcolana?
Tutti.
Dai maxy yacht, con decine di persone di equipaggio, ai gusci galleggianti per due. Si iscrivono gruppi di amici ma anche gente che non si conosce a cui va bene tutto, pur di vedere com’è (eccomi sono io!). Partono le famiglie con i bambini, partono i colleghi di pensione.

Cos’è la Barcolana, risposta ufficiosa
È una specie di corsa più pazza del mondo, però in versione nautica. L’unico requisito per partecipare è di avere (o imbarcarsi su) una barca a vela. Se ci fosse l’equivalente per le auto, si troverebbero iscritte alla stessa gara Ferrari, auto d’epoca e Fiat Panda.
La Barcolana, per le barche serie, è una vetrina per gli sponsor. Per chi sta nel mucchio è una festa. Ecco l’ho detto.
La diatriba: regata o scampagnata?
Sono una principiante e dico la mia senza timore… al massimo qualcuno replicherà che non capisco nulla di vela, il che è vero.
L’obiettivo per la maggior parte di chi partecipa – di quelli che non sono sotto i riflettori intendo – è arrivare in classifica davanti all’amico o battere alla boa la barca vicina. Lo spirito agonistico c’è, ma è più importante portare a casa la barca e l’equipaggio sani.
Non tutti sono d’accordo. C’è chi tiene alla competizione più che al divertimento; chi preferisce scalare una posizione piuttosto che facilitare il passaggio a un “rivale”; chi reagisce alla tensione con un’offesa urlata controvento piuttosto che con un elegante gesto sportivo.
De gustibus.

La mia Barcolana
Cosa ci fa una principiante alla Barcolana? Se ci atteniamo ai ruoli in regata possiamo farci una risata.
- Ho passato la maggior parte del tempo a strisciare sotto al boma ubbidendo al grido di: tutti sopravento! tutti sottovento! (Ho imparato cosa significa, perché si fa e soprattutto che se non stai attento, ti riempi di lividi.)
- Ho abilmente movimentato i parabordi, posizionandoli dove serviva per evitare l’impatto con altre barche. Sì esatto, l’impatto: perché se sei nel mucchio passare la boa è un delirio e le regole della navigazione vengono re-interpretate a suon di insulti.
- Dopo la seconda boa sono scesa sotto coperta e sono riemersa stappando un Prosecco tra l’ovazione dell’equipaggio. Ne vado molto fiera, perché capire quando è possibile fare un pausa e abbassare la guardia, per me è stato frutto di attenta valutazione.
Ho comunque passato la maggior parte del tempo a osservare e ho visto di tutto.
Ho visto squadre abbigliate con divise tecniche intonate alla vela, ma anche imbarchi dell’ultimo minuto ‘vengo così direttamente dal lavoro’.
Ho assistito a partenze rilassate e a ormeggi burrascosi.
C’erano capitani seri e convinti, altri confusionari e agitati.
Marinai asceti che andavano a letto presto (pochi), altri ubriachi che rientravano in cuccetta alle 5 del mattino, sbagliando barca.
C’erano equipaggi nati pronti, che a un minimo cenno dello skipper si muovevano coordinati come un’orchestra. Ce n’erano di mai pronti, con lo skipper che urlava da 20 minuti e ancora la vela non si era aperta.
Ho sentito reclamare la precedenza alla boa imprecando contro il codice nautico divino, ma anche calici alzati e auguri di buon vento.
Il bello della Barcolana, secondo me
Il bello della Barcolana, secondo me, è quello che non si vede in tv.
È un enorme campeggio nel mare, dove migliaia di barche arrivano anche da lontano per radunarsi in un golfo spettacolare, ma che fatica ad accogliere questo numero di imbarcazioni. Si fa squadra, l’ormeggio a pacchetto è inevitabile: ho contato fino a 9 imbarcazioni legate tra loro. Per raggiungere la tua casa galleggiante devi passare sui ponti di tutte le altre. Qualcuno mette lo zerbino e ti chiede di togliere le scarpe. Qualcuno non ti permette di passare oltre se non hai condiviso un bicchiere di vino.
Di dove sei? Padova.
È la prima volta? Sì.
Io vengo da anni. Prima da piccolo con il nonno; ora finalmente ho una barca mia e questa giornata la dedico a lui, che non c’è più, ma mi ha insegnato ad amare il mare.
Il bello della Barcolana è tutto quello che succede prima, per poter dire “Io c’ero”. Permessi di lavoro da chiedere, soldi da mettere da parte, tempo da rubare agli impegni. E poi, partenze all’alba, zaini in spalla, treni che arrivano da lontano, chat con gli amici che non vedi mai, ma quella è una scusa perfetta per darsi appuntamento fronte mare.
Il giorno dopo la Barcolana
Quando la regata è finita si è (quasi) tutti amici, consapevoli di aver preso parte a un grande evento. Si guarda la classifica e ci si scambia le foto.
Mi è successa una cosa incredibile alla partenza e l’ho raccontata su Facebook. Sono convinta che le coincidenze non esistano: da quando mi dedico a questa passione mi accadono cose belle.
Cosa ho imparato?
Ho imparato, ancora una volta, che il mio modo di interpretare la situazione fa tutta la differenza del mondo. Vedo il velista agguerrito e il rilassato, il purista e il facilone, l’esaltato e il disilluso. Lì nel mezzo trovo il mio modo di stare in barca. Ho amato l’adrenalina della partenza e la comunità che si crea con i grandi numeri, ma continuo a sognare l’ormeggio solitario in rada, l’ultimo tuffo al tramonto e l’attesa della notte in pozzetto.
Appuntamento alla prossima Barcolana.