Le Bocche di Bonifacio sono lo stretto di mare che separa la Corsica e la Sardegna. Tra le isole italiane de La Maddalena e quelle francesi di Cavallo e Lavezzi, ci sono alcune delle spiagge più belle del mondo. I marinai amano questi luoghi e, anche chi ha navigato le acque dei Caraibi, torna sempre con grande nostalgia in queste baie.
È un tratto di mare considerato impegnativo: costellato di scogli, percorso da forti correnti e sferzato dal Maestrale.
Durante la nostra vacanza in barca a vela in Sardegna ho avuto la fortuna di attraversare le Bocche e passeggiare a Bonifacio, in Corsica, in una delle giornate più spettacolari che io abbia mai trascorso in mare.
Le bocche di Bonifacio e quella giornata che il Maestrale ci ha regalato
Il Maestrale ci aveva tenuto fermi nelle acque dell’arcipelago de La Maddalena per un paio di giorni. Non ci lamentavamo, ma avevamo un piccolo desiderio, di quelli che si esprimono senza crederci troppo. Ci sarebbe piaciuto sconfinare nelle acque corse per tuffarci in un punto preciso delle Isole Lavezzi, dove ricordavamo una bellissima immersione di 10 anni prima, in una secca popolata da grandi cernie mansuete.
Fino a quel momento il capitano aveva esaudito ogni nostra richiesta, ma con due bimbe a bordo della sua barca a vela non voleva farsi sorprendere dal vento teso che le previsioni meteo assicuravano verso sera. Ci avevamo rinunciato; ormai erano gli ultimi giorni, sarà per la prossima vacanza. Durante la nostra penultima colazione sul ponte, invece, una voce ci giunge dal tavolo da carteggio: Preparatevi ché è il giorno giusto, si va!
Ci sediamo con i piedi a penzoloni sul mare, per prendere qualche salto sulle onde e gli schizzi salati in viso. Le bambine urlano di meraviglia a ogni arcobaleno che appare attraverso gli spruzzi in controluce. Uno per uno spuntiamo tutta la lista dei desideri: navighiamo veloci fino alla secca delle cernie, ci immergiamo nel blu scuro fino quasi a toccarle, ci riposiamo nelle acque basse e trasparenti dell’isola di Piana. Non avremmo osato chiedere di più a quella giornata. Invece il regalo più grande dovevamo ancora scartarlo.
Capo Pertusato, 10 anni dopo
È tardo pomeriggio, il capitano ci fa indossare le giacche impermeabili e improvvisa una caccia al tesoro. Siamo inseguiti dai pirati e dobbiamo arrivare prima di quei briganti a Bonifacio. Le bambine sono talmente prese dal racconto che non fanno caso alla stanchezza o alla fame. Io sgrano gli occhi incredula: stiamo per attraversare le Bocche di Bonifacio in barca a vela!
Il tramonto colora di rosa le falesie. Resto frastornata dalla sorpresa e dalla bellezza di quelle scogliere a strapiombo sul mare. Mi lascio schiaffeggiare dal vento e godo di quel sentimento di gratitudine che gonfia il petto e inumidisce gli occhi.
Passiamo Capo Pertusato. Su quella spiaggia, proprio lì, vicino allo scoglio a forma di nave, esattamente 10 anni fa, c’eravamo io e Lui. Eravamo esattamente in quel punto, nello stesso momento della giornata, cotti dal sole, ad aspettare la sera e a immaginare il futuro.
Vorrei tornare indietro nel tempo e sussurrarmi all’orecchio: andrà tutto bene, la vedi quella barca a vela lì in fondo? Ci siete voi, con le vostre due bambine, non preoccuparti e saluta quelle piccole marinaie, non vedi come si sorridono?
Il faro rosso de la Madonetta è il segnale che aspettavamo. Bonifacio è nascosta dietro un fiordo che, se non sai di dover virare, tiri dritto e lo manchi. Il capitano continua il suo racconto: nascondiamo la barca qui per non farci scoprire dai pirati, bambine, andate a prepararvi che ora dovete recuperare il forziere nel castello della città.
Con il piccolo tender ci infiliamo tra i grandi yacht di lusso e scendiamo al porto. Ci incamminiamo su per la ripida scala del Re d’Aragona, da dove si scorgono le luci della Sardegna. Realizziamo di essere a tutti gli effetti in Francia. In mare non ci si rende conto di attraversare confini o frontiere: il vento e le onde non badano a queste piccole, umane, convenzioni.
Bonifacio
Dopo 6 giorni passati in mezzo al mare, Bonifacio colpisce tutti i nostri sensi contemporaneamente. Dai locali escono i profumi delle cene francesi da servire su piccoli tavoli rotondi, rigorosamente per due, incastonati tra le viuzze. I davanzali sono decorati con sculture artigianali, fiori, o tende ricamate che celano i preparativi per la serata estiva. A ogni angolo un complesso di musica dal vivo intrattiene i turisti. Le bambine trovano una moneta per terra: il tesoro è conquistato, ora possono ballare davanti ad un’orchestrina jazz. Il rumore dei tacchi delle signore che cercano il loro tavolo prenotato ci fa notare che noi stiamo passeggiando in infradito e con i capelli intrisi di salsedine. Forse la situazione meriterebbe qualcosa di più adatto. Noi scattiamo foto sfocate e i nostri sorrisi ci calzano a pennello.